Elia Del Grande: la strage dei fornai e la recente fuga che riaccende l’incubo a Cadrezzate


Il caso di Elia Del Grande è uno dei più sconvolgenti della cronaca nera italiana. A distanza di quasi tre decenni dalla “strage dei fornai”, il suo nome è tornato a far tremare la comunità di Cadrezzate, in provincia di Varese, dopo la sua recente fuga dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia.
La notte del 7 gennaio 1998, Elia Del Grande, allora 22enne, uccise brutalmente i genitori Enea e Alida, e il fratello maggiore Enrico, nella loro abitazione a Cadrezzate. I tre erano noti in paese per gestire un panificio, da cui il nome “strage dei fornai”. Enrico, agonizzante, riuscì a chiamare i carabinieri prima di morire.
Secondo le ricostruzioni, Elia agì in preda a deliri paranoici, convinto che la sua famiglia lo ostacolasse. L’omicidio fu compiuto con un fucile, e il movente apparve subito legato a disturbi psichici profondi. Il caso suscitò enorme scalpore per la ferocia e l’assurdità dell’atto.
Inizialmente condannato all’ergastolo, la pena fu successivamente ridotta a 30 anni di reclusione. Dopo aver scontato 25 anni, Del Grande è stato trasferito in una casa lavoro a Castelfranco Emilia, in provincia di Modena, per una misura di sicurezza: i giudici lo ritenevano ancora socialmente pericoloso.
La notte tra il 30 ottobre 2025, Elia Del Grande è evaso dalla casa lavoro utilizzando una rudimentale fune fatta di cavi elettrici, calandosi dal muro di cinta della struttura. La sua fuga ha immediatamente riacceso la paura a Cadrezzate, dove molti residenti temono un suo ritorno. Alcuni vicini hanno rifiutato di parlare con i giornalisti per timore di ritorsioni, definendolo “troppo pericoloso”.
Le autorità hanno avviato ricerche sia nel Varesotto che in Sardegna, dove Del Grande aveva vissuto per un periodo. La sua pericolosità è stata ribadita anche dagli ex legali, che lo descrivono come un soggetto “mai visto prima” per freddezza e distacco emotivo.
Il profilo di Elia Del Grande è stato oggetto di analisi da parte di psichiatri e criminologi. La sua condizione mentale, pur non ritenuta tale da escludere la responsabilità penale, ha sempre destato preoccupazione. La misura di sicurezza post-detenzione era motivata proprio da una valutazione di rischio per la collettività.


La fuga di Del Grande solleva interrogativi sulla gestione dei soggetti socialmente pericolosi dopo la detenzione. La casa lavoro, pur non essendo un carcere, dovrebbe garantire un livello di sorveglianza adeguato. 

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