Ludwig: L’amicizia che si fece fiamma – La storia oscura di Marco Furlan e Wolfgang Abel
Nel cuore della Verona bene, tra i corridoi di un liceo scientifico, nacque un legame che avrebbe incendiato l’Europa. Marco Furlan e Wolfgang Abel non erano ragazzi qualunque: figli di famiglie altolocate, brillanti negli studi, educati e apparentemente integri. Ma dietro quella facciata borghese si celava un’ideologia feroce, un sogno distorto di “purificazione” sociale che avrebbe lasciato dietro di sé una scia di sangue e cenere.
Marco Furlan, nato a Padova nel 1960, era figlio del primario del reparto Grandi Ustionati dell’Ospedale di Verona. Studente di fisica,intelligente e riservato.
Wolfgang Abel, nato a Düsseldorf nel 1959, si era trasferito a Negrar, vicino Verona. Laureato in matematica, lavorava nella stessa compagnia assicurativa del padre.
Si conobbero al liceo Girolamo Fracastoro. Compagni di banco, condivisero molto più che i compiti: una visione del mondo radicale, alimentata da ideali neonazisti e da un disprezzo profondo per ciò che consideravano “deviante”.
Il duo si autodefinì “Ludwig”, firmando i propri crimini con volantini intrisi di odio e simbologia nazista. Il loro obiettivo? “Ripulire” la società da tossicodipendenti, prostitute, omosessuali, senzatetto, frequentatori di cinema a luci rosse e persino sacerdoti. La loro giustizia era morte. La loro democrazia, sterminio.
Tra il 1977 e il 1984, Furlan e Abel compirono almeno 28 omicidi, molti dei quali rivendicati con dettagli agghiaccianti:
1977
25 agosto – Verona
Guerrino Spinelli, senzatetto, muore dopo otto giorni di agonia per le ustioni causate da bottiglie Molotov lanciate nella sua auto-rifugio.
1978
19 dicembre – Padova
Luciano Stefanato, cameriere omosessuale, accoltellato con ferocia. Il corpo viene ritrovato con due lame conficcate nella schiena.
1979
12 dicembre – Venezia
Claudio Costa, tossicodipendente, ucciso a coltellate. Delitto rivendicato con dettagli non pubblici, confermando l’autenticità della firma Ludwig.
1980
20 dicembre – Vicenza
Alice Maria Baretta, prostituta di 52 anni, uccisa con colpi di ascia e martello.
1981–1983 (date meno precise, ma confermate nelle rivendicazioni)
Incendi dolosi e attentati in cinema a luci rosse, locali per omosessuali, e centri sociali in varie città italiane e tedesche.
Tra le vittime: frequentatori di cinema porno, tossicodipendenti, senzatetto e sacerdoti. Alcuni episodi causarono stragi con decine di morti e feriti, come:
Incendio al cinema Eros di Milano – 6 morti, 32 feriti
Attentato al sex club Casa Rosso di Amsterdam – 13 morti, 16 feriti
Ogni vittima era scelta con cura, ogni delitto era un messaggio. Le loro azioni si estesero dall’Italia alla Germania e all’Olanda, trasformando Ludwig in un incubo europeo.
Il 4 marzo 1984, durante una festa di Carnevale alla discoteca “Melamara” di Castiglione delle Stiviere, i due tentarono un nuovo incendio. Travestiti da Pierrot, cercarono di dare fuoco alla moquette. Ma questa volta, la legge era dalla parte delle vittime: il materiale ignifugo impedì la propagazione delle fiamme. Un addetto alla sicurezza li colse sul fatto. Dopo un tentativo di fuga e aggressione, furono arrestati.
Dopo l’arresto nel marzo 1984, Marco Furlan e Wolfgang Abel furono processati per una serie di delitti efferati firmati con la sigla neonazista “Ludwig”. La giustizia italiana li riconobbe colpevoli di 15 omicidi accertati su un totale di 28 rivendicati, compiuti tra il 1977 e il 1984.
Marco Furlan fu condannato a 27 anni di reclusione. Grazie a condoni, buona condotta e sconti di pena, scontò circa 20 anni.
Wolfgang Abel scontò 32 anni tra carcere e domiciliari. Fu libero dal 2016.
Entrambi furono giudicati capaci di intendere e volere, e la loro ideologia fu considerata il motore principale dei delitti. La Cassazione confermò le condanne, chiudendo uno dei capitoli più inquietanti della cronaca nera italiana.
Marco Furlan, una volta libero, si è laureato due volte: in fisica e in ingegneria. Ma ciò che ha destato scalpore è il suo nuovo progetto: uno strumento elettronico per “eliminare il male dal cervello”. Un’idea che richiama inquietantemente la stessa ossessione purificatrice che lo spinse ai delitti. Secondo il suo avvocato, Furlan vorrebbe “ripulire” le menti malvagie, ma il confine tra redenzione e delirio resta sottile.
Wolfgang Abel, invece, ha mantenuto un profilo più basso. Si è sempre professato innocente, nonostante le condanne. È morto nel 2024, a 65 anni, dopo un lungo ricovero in ospedale a Verona.
La storia di Ludwig non si è conclusa con la prigione. È diventata un monito: l’intelligenza e il privilegio non sono garanzia di moralità. E il male, quando si traveste da ideologia, può sedurre anche le menti più brillanti.
Ludwig non fu solo una sigla. Fu il simbolo di un’oscurità che può annidarsi ovunque, anche nei luoghi più insospettabili. E la storia di Furlan e Abel ci ricorda che il male, a volte, indossa il volto dell’intelligenza e dell’eleganza.
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