Criminologia: perché ci affascina il lato oscuro dell’animo umano?

Dopo una pausa, il nostro viaggio nel mondo della criminologia riprende con una domanda che da sempre inquieta e incuriosisce: perché siamo attratti dal male?
Ammettiamolo: a chi non è mai capitato di fare le tre di notte incollato a un documentario true crime, dicendo “giuro, questo è l’ultimo episodio”?
Secondo alcuni studiosi, l’interesse per il crimine ha origini evolutive: comprendere il comportamento “deviato” dell’altro serviva, in passato, a difendersi dai pericoli.
Oggi quella stessa attenzione si traduce in curiosità morbosa, in quel brivido che ci prende quando leggiamo di un caso misterioso.
È un po’ come guardare un incidente dalla finestra: non possiamo distogliere lo sguardo, anche se sappiamo che non dovremmo.

I grandi casi criminali raccontano molto più di una singola devianza: parlano di famiglie disfunzionali, dinamiche di potere, pressioni culturali e fragilità collettive.
Studiare un serial killer, ad esempio, non significa solo osservare un individuo disturbato, ma analizzare il terreno che lo ha nutrito e reso possibile.
In fondo, i criminali sono come specchi incrinati: riflettono la società, ma in modo distorto e inquietante.

Mentre i media spesso riducono il crimine a spettacolo, la criminologia cerca di andare oltre. Non basta domandarsi “chi ha ucciso?”, ma piuttosto “perché è accaduto?” e “come possiamo prevenirlo?”.
Ed è proprio lì che la disciplina diventa affascinante: non ci limita a fare i detective da divano, ma ci invita a indossare le lenti del ricercatore.

Nei prossimi articoli torneremo ad approfondire casi emblematici, tecniche di criminal profiling, analisi della comunicazione non verbale e riflessioni sul rapporto tra società e devianza.
La criminologia non è solo un racconto del male, ma un tentativo di comprenderlo per difendere il bene.
E poi, diciamolo: non serve aspettare Halloween per avere un brivido… basta leggere il prossimo articolo!

E parlando del nuovo articolo parliamo di un caso di cronaca accaduto qualche giorno fa.


La strage alla scuola cattolica di Minneapolis: il caso Robin Westman
Il 27 agosto 2025, la città di Minneapolis è stata scossa da una tragedia che ha lasciato un segno profondo nella comunità locale e nel dibattito nazionale sulla sicurezza, la salute mentale e l’odio religioso. Robin Westman, 23 anni, ha aperto il fuoco contro una chiesa cattolica durante una messa scolastica, uccidendo due bambini e ferendo altre 17 persone, prima di togliersi la vita.
L’attacco è avvenuto presso la Annunciation Catholic Church, adiacente alla Cristo Rey High School, durante la messa di inizio anno scolastico.
Westman ha sparato dall’esterno dell’edificio, colpendo i bambini seduti nei banchi. Le vittime avevano 8 e 10 anni.
Tra i feriti ci sono 14 bambini e 3 adulti anziani. Alcuni versano in condizioni critiche.

Robin Westman, nata Robert, aveva frequentato quella stessa scuola e sua madre vi aveva lavorato come segretaria fino al 2021.
Si identificava come donna e aveva cambiato legalmente nome nel 2020. Nei suoi diari, esprimeva un’identità di genere fluida e un profondo disagio esistenziale.
L’FBI ha classificato l’attacco come terrorismo domestico e crimine d’odio contro i cattolici.

Poche ore prima della strage, Westman aveva pubblicato su YouTube un video inquietante: mostrava armi, munizioni e un manifesto-testamento in cui dichiarava il suo odio verso la religione e la società.
Nei suoi scritti, emergevano fantasie violente contro bambini, ebrei, e figure politiche come Elon Musk e Donald Trump.
Aveva studiato meticolosamente il luogo dell’attacco, disegnando la pianta della chiesa e annotando strategie per massimizzare il numero di vittime.
Il capo della polizia di Minneapolis, Brian O’Hara, ha definito l’attacco “un atto deliberato di violenza contro bambini innocenti” e “una crudeltà incomprensibile”. La comunità si è riunita in veglie di preghiera, mentre le autorità federali e locali indagano sulle motivazioni e sulle eventuali falle nel sistema di prevenzione.


La radicalizzazione online e l’accesso ai contenuti estremisti.
Il controllo delle armi negli Stati Uniti.
Il trattamento della salute mentale, in particolare tra i giovani con identità di genere non conformi.
La protezione dei luoghi di culto e delle scuole.

Questa tragedia non è solo un dramma locale, ma un campanello d’allarme globale. La storia di Robin Westman è un intreccio doloroso di disagio personale, odio ideologico e fallimenti sistemici. E mentre la comunità piange, il mondo osserva e si interroga: come possiamo prevenire il prossimo attacco?

Fatemi sapere la vostra lasciando un commento.....elementare.







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