Il caso di Kimberly Sullivan: una storia di presunta prigionia e abusi

Il caso di Kimberly Sullivan, una donna di Waterbury, Connecticut, ha scosso l'opinione pubblica per le accuse di aver tenuto il suo figliastro prigioniero per oltre 20 anni. La vicenda è emersa nel febbraio 2025, quando il giovane, ormai 32enne, ha dato fuoco alla casa in cui viveva con Sullivan, nel tentativo di fuggire e ottenere la libertà.
Secondo le autorità, Sullivan avrebbe sottoposto il suo figliastro a abusi prolungati, malnutrizione e condizioni disumane. Quando i soccorritori sono arrivati sulla scena dell'incendio, hanno trovato il giovane gravemente emaciato, pesante solo 30 kg circa, con capelli arruffati e denti in pessime condizioni. Il ragazzo ha dichiarato di essere stato rinchiuso in una stanza per due decenni, senza possibilità di uscire.
L'avvocato di Sullivan, Ioannis Kaloidis, ha respinto le accuse, sostenendo che il giovane non fosse prigioniero e che la sua condizione fisica fosse dovuta a problemi di salute preesistenti. Kaloidis ha affermato che Sullivan ha sempre fornito cibo e cure, e che la sua cliente è "sconvolta" dalle accuse. Inoltre, ha criticato la polizia per aver diffuso foto della casa, sostenendo che ciò potrebbe compromettere il processo.
Sullivan è stata arrestata il 12 marzo 2025 e ha negato ogni accusa. È stata rilasciata su una cauzione di 300.000 dollari e ha dichiarato di voler dimostrare la sua innocenza in tribunale. Le accuse contro di lei includono sequestro di persona, abuso aggravato e negligenza. Il caso ha suscitato grande attenzione mediatica, con molte persone che si chiedono come sia stato possibile che la presunta prigionia sia durata così a lungo senza che nessuno intervenisse.
Il caso di Kimberly Sullivan è ancora in fase di indagine e il processo potrebbe rivelare nuovi dettagli. Nel frattempo, il figliastro sta ricevendo cure mediche e ha dichiarato di sentirsi più forte e in ripresa.
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